4 SONO I PRINCIPI DELL’ARTE DI SBAGLIARE UTILI A TRASFORMARE ERRORI E FALLIMENTI FONTE DI NUTRIMENTO PER IL NOSTRO PERCORSO DI CRESCITA PERSONALE E PROFESSIONALE.
- Assumere la responsabilità dell’errore.
- Fidarsi di poter apprendere dall’esperienza.
- Dare riconoscimento e modulare le emozioni che si accendono.
- Agire, con impegno e fatica, il cambiamento necessario per raggiungere il nostro obiettivo.
Scendiamo nel dettaglio.
Quando svolgendo le attività quotidiane ci imbattiamo in una difficoltà, un imprevisto, un ostacolo; quando ci accorgiamo di aver sbagliato o constatiamo un fallimento, il primo passo è riconoscere la nostra quota di responsabilità per l’accaduto.
Nell’era digitale e dell’iperconnessione, è evidente che ci muoviamo in una dimensione relazionale dove tutto ciò che succede dentro e intorno a noi è frutto di una responsabilità condivisa. Se da una parte, questo significa che non è mai solo colpa nostra; allo stesso tempo, in ogni situazione problematica che nella vita ci troviamo ad affrontare, possiamo rivendicare un’area di responsabilità personale. Indipendentemente dalle dimensioni dell’area, è lì che ognuno di noi può usare il 100% di influenza per correggere l’errore e superare l’ostacolo verso il risultato desiderato.
Invece di guardare altrove, cercare il colpevole, tentare di tenere tutto sotto controllo, quello che veramente funziona è cercare di capire con curiosità e orgoglio, quale parte di responsabilità dello sbaglio è nostra e solo nostra. Lì possiamo agire; investire tempo e risorse per attivare creatività e proattività alla ricerca di soluzioni nuove.
Il secondo passo è potenziare l’autoefficacia; ossia la fiducia nelle capacità che abbiamo di apprendere dall’esperienza, di superare ostacoli noti e imprevisti; di sfruttare l’errore per sviluppare idee e strategie al fine di raggiungere il traguardo stabilito.
Autoconsapevolezza e autoefficacia da sole non sono sufficienti. Per imparare l’arte di sbagliare abbiamo bisogno della nostra intelligenza emozionale.
Quali sono le emozioni che vi capita di provare quando vi accorgete di aver sbagliato?
Quando vedete i vostri figli, i vostri affetti, gli altri intorno a voi rendersi conto di aver commesso errori, quali sentimenti si accendono in loro?
Senso di inadeguatezza, imbarazzo, senso di colpa, vergogna, rabbia, paura, frustrazione, dispiacere, delusione, rammarico …
Tutte quelle che ho elencato sono emozioni frequenti in corrispondenza di uno sbaglio o di un fallimento. Perché?
Se è vero che le emozioni, tutte, hanno una funzione adattiva, in che modo quelle emozioni possono esserci utili per far fruttare errori e fallimenti?
Possibile che emozioni spiacevoli, che ci fanno sentire a disagio e scomodi possano avere una qualche utilità ai fini del nostro successo come persone e come professionisti?
La soft skill Intelligenza Emozionale consiste nella capacità di riconoscere le emozioni che proviamo mentre le siamo provando, saperle comunicare in modo efficace alle persone con le quali siamo in relazione e abbinare ad esse un comportamento funzionale – e socialmente accettato – alla soddisfazione dei bisogni a breve, medio e lungo termine.
Quando, nello svolgimento di un compito, inciampiamo in un errore a reclamare soddisfazione possono essere bisogni legati alla sopravvivenza/sicurezza; alla necessità di sentirci amati e accettati dal gruppo; al riconoscimento sociale; oppure, ancora bisogni legati al sentirci realizzati rispetto al nostro sé ideale.
Il bisogno insoddisfatto accende una gamma emozionale fonte di distress la cui funzione adattiva è diminuire la probabilità di agire di nuovo il comportamento disfunzionale. In poche parole frustrazione, imbarazzo, senso di inadeguatezza e tutte le atre emozioni spiacevoli servono all’individuo che le sperimenta per adattarsi all’evento stressante e reagire con resilienza uscendone capace di superare l’errore e evitarlo in futuro.
Questo avviene perché le emozioni cosiddette negative, producono all’interno del nostro cervello un movimento elettrico costante e a bassa intensità che, provocando distress, sprona la persona a mettere in atto comportamenti correttivi di allontanamento o evitamento dell’esperienza spiacevole.
In altre parole, se non provassimo questo tipo di emozioni, non avremmo nessun motivo per cambiare e, come un criceto sulla ruota, ripeteremmo lo stesso errore all’infinito.
Inadeguatezza, colpa, rabbia, tristezza e le altre emozioni legate all’umana fallacia hanno la funzione di aiutare la persona a ricordare l’errore e motivarla a fare in modo che certe situazioni non si ripetano.
La motivazione al cambiamento non è di per sé sufficiente a superare positivamente la crisi. Strategie alternative e nuove soluzioni richiedono, per essere generate, perseveranza, creatività e pensiero laterale. Queste soft skills sono alimentate da una gamma emozionale fonte di eustress; ossia da emozioni che liberano sensazioni piacevoli nell’organismo. Ne cito alcune che mi stanno particolarmente a cuore.
La sorpresa, ad esempio, è fondamentale per l’arte di sbagliare. La sua funzione è di attirare l’attenzione della persona su un cambiamento nell’ambiente di vita. Possiamo apprendere da un nostro errore a condizione che ce ne accorgiamo e ne riconosciamo la responsabilità.
Curiosità è un’altra emozione positiva che facilita l’apprendimento. Questa emozione, infatti, fa sì che la persona resti in osservazione attenta dello sbaglio appena commesso cercando di conoscerlo nei dettagli e di separarne gli aspetti positivi da quelli negativi da modificare.
La serenità aumenta la capacità di attenzione, concentrazione e accettazione dell’errore.
L’orgoglio motiva all’assunzione di responsabilità rispetto allo sbaglio.
Il coraggio potenzia la perseveranza.
Divertimento e gioia aumentano il livello di motivazione all’esame dell’esperienza finalizzato all’apprendimento .
In generale le emozioni che generano eustress aumentano la probabilità di agire comportamenti funzionali. In corrispondenza di sensazioni piacevoli, infatti, nel nostro cervello viene liberata una scarica elettrica, detta “picco herziale”, ad altissima intensità, ma di breve durata, che lascia una traccia nella memoria emozionale. L’impronta mnestica spinge la persona a ripetere quei comportamenti capaci di riprodurre esperienze simili. In altre parole, ogni volta che di fronte ad un errore riusciamo a trovare il modo di migliorare il nostro saper fare e noi stessi, proviamo emozioni positive che ci indurranno sempre di più a dare all’errore il valore positivo come fronte di crescita e progresso.
In conclusione, quindi, possiamo affermare che:
l’arte di sbagliare consiste nell’agire sull’esperienza prendendo consapevolezza dell’area di responsabilità che abbiamo in relazione all’evento critico, fidandoci del fatto che riconoscendo nostre alleate le emozioni che proviamo possiamo non ricadere nello stesso sbaglio ma trovare nuovi modi per risolvere le difficoltà